Salvaguardare la salute del cittadino e offrire a quest’ultimo i servizi migliori per le proprie cure: questo è l’obiettivo comune di medici e istituzioni. Un traguardo segnato da un percorso articolato ma essenziale da portare a termine. Sicuramente, incentivare la telemedicina e i servizi sanitari territoriali rappresenta uno dei mezzi vincenti per una trasformazione totale della sanità italiana. Infatti, all’interno del PNNR, è stato previsto lo stanziamento di fondi destinati proprio al miglioramento delle cure domiciliari e territoriali. Una grande opportunità per il nostro Sistema Sanitario nazionale, che si sviluppa in seguito alle criticità sopravvenute durante l’era del Covid-19.
Quest’ultimo ha evidenziato importanti ritardi e limiti all’interno della sanità nazionale. Si è potuta notare una mancata digitalizzazione e la crescita delle disuguaglianze a livello territoriale per l’accesso alle cure. Gli addetti ai lavori, affermano, che non manca la professionalità ma il giusto coordinamento degli attori principali all’interno del sistema sanitario. Infatti, per ampliare la rete della medicina territoriale e far sì che diventi un meccanismo funzionale, tutti devono coordinarsi. Un processo per nulla naturale ma che nasce dallo spirito organizzativo, a partire dai leader che devono dare indicazioni, fino a seguire l’intero flusso di informazione.
L’importanza della coordinazione nella medicina territoriale
Secondo una ricerca recente effettuata dal comparto di Management Sanitario dell’Università di Parma, è importante riuscire a coordinare non solo medici e professionisti ma applicare un metodo d’approccio integrato per lo sviluppo della medicina territoriale. In particolare, la figura del medico di famiglia risulta fondamentale per questo processo. Come la presenza di infermieri e la gestione delle prestazioni sanitarie a livello territoriale.
Quella del PNRR è un’iniziativa molto importante per accrescere il processo di cure territoriali ma anche domiciliari. Ma, oltre all’incentivo economico, quello su cui bisogna puntare è la modalità di approccio sulla gestione delle attività. Un modello integrato che prende spunto da dove la medicina territoriale già funziona e che diventa punto di riferimento a livello nazionale.
Gli ambulatori mobili a sostegno dei servizi sanitari territoriali
Tra gli strumenti accessibili, per incentivare le attività sanitarie a livello territoriale, uno è sicuramente quello di sfruttare le potenzialità degli ambulatori mobili. Strutture ambulatoriali itineranti che coadiuvano l’attività di ospedali e strutture sanitarie, al fine di arrivare in luoghi distanti da quest’ultime e offrire a tutti il medesimo accesso alle cure. Proprio come i veicoli speciali CVS, utilizzati da numerose aziende sanitarie del territorio per diffondere la cultura della prevenzione in tutti gli ambiti della medicina. Infatti, soprattutto durante la pandemia, grazie agli ambulatori mobili è stato possibile accompagnare le attività di campagna vaccinale ed effettuare giornate mirate di screening preventivi, molti dei quali erano stati rimandati a causa del sovraffollamento degli ospedali.
Dalla telemedicina ai servizi sanitari territoriali, le attività devono mirare all’integrazione, sfruttando tutti gli strumenti per il massimo coordinamento. Proprio come avviene servendosi dei benefici di un ambulatorio mobile sul territorio.