Il futuro della medicina territoriale: maggiore efficienza e risposta ai bisogni dei cittadini

Medicina territoriale

La necessità di un continuo miglioramento e dell’ottimizzazione dell’assistenza sanitaria spinge la pubblica amministrazione a perfezionare i vari ingranaggi che la compongono, tenendo sempre presente il rapporto tra i bisogni del cittadino e la capacità di assorbimento del sistema nosocomiale. Il processo ha subito un’accelerazione nell’ultimo periodo considerando che l’emergenza pandemica ha portato alla luce anche l’esigenza di evitare il sovraffollamento delle strutture sanitarie, spesso coinvolte anche per disturbi e occorrenze dove l’ospedalizzazione potrebbe essere evitata.
È a questo punto che entra in gioco la medicina territoriale e i vari sottosistemi che la compongono: vediamo insieme cosa ci riserva il futuro.

Cos’è la medicina territoriale

Con il concetto di medicina territoriale si intende l’insieme degli interventi di primo livello e di pronto intervento che possono essere considerati come un’alternativa al ricovero in nosocomio pur garantendo il servizio assistenziale di primo soccorso e la continuità temporale del medesimo in caso di intervento post-degenza, post-fase acuta e in presenza di patologie di natura cronica.
Tutto ciò assicurando una totale integrazione tra i vari livelli del sistema sanitario, dal primo livello (quello di applicazione della medicina territoriale) a quelli superiori.
Il fine della medicina territoriale è quindi creare un filtro tra l’assistenza sanitaria ambulatoriale e quella ospedaliera, evitando possibili intasamenti delle strutture mediche.

La medicina territoriale alla luce del DM 77/2022

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 144 del DM 77/2022, vengono delineati i nuovi standard relativi all’assistenza territoriale ridefinendo i parametri qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi che la medicina territoriale deve garantire declinandoli su quattro criteri base:

  • medicina di popolazione: che, utilizzando stratificazione ed identificazione dei bisogni di salute, preserva e promuove la salute dei cittadini clusterizzati in base ai dati territoriali;
  • Sanità di Iniziativa: gestisce le malattie croniche basandosi su un modello di assistenza proattiva che copre i bisogni del cittadino dalla prevenzione alle varie fasi della patologia morbosa;
  • suddivisione della popolazione in cluster di rischio: crea strategie di intervento per ogni singolo segmento;
  • il progetto di salute: indentifica gli standard essenziali degli interventi che ogni singolo attore facente parte della struttura sanitaria assistenziale dovrà porre in essere, con un focus su socio assistenzialità, prevenzione, diagnostica, riabilitazione.

Tale modello assistenziale sottolinea maggiormente l’utilità della medicina territoriale e il suo peso specifico all’interno della struttura sanitaria nazionale.

Alla luce della nuova normativa, le figure professionali quali Medici di Medicina Generale (MMG), infermieri, strutture parasanitarie e relativi operatori, mezzi e tecnologia che supportino la multi professionalità dei team anelata dal Dr. Filippo Anelli (Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici), assumono una differente valenza, confermando la loro notevole importanza, alla luce dell’attuazione della “Nuova Strategia Sanitaria” definita dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
La puntuale implementazione di tale normativa, che può passare anche dallo sfruttamento delle potenzialità offerte dagli ambulatori mobili, una volta superate le normali difficoltà proprie dell’attuazione di un nuovo modello strutturale, porterà inevitabilmente all’auspicato innalzamento della qualità del sistema sanitario nazionale, favorendo l’efficienza e la capillarità nella risposta alle necessità sanitarie del cittadino.

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